domenica 28 aprile 2013

Giocatori

Per capire cosa sia lo sport oggi bisogna prima di tutto avere un'idea di cosa è stato nel passato e di come ha condizionato l'uomo nella sua evoluzione. E' quindi molto interessante analizzare la professione di "giocatori" riportata da Tommaso Garzoni nella sua "La piazza universale di tutte le professioni del mondo" (vedi recensione)




Questo è un testo del 1585 che si configura come una sorta di enciclopedia di tutte le professioni esistenti nel tardo XVI secolo, le quali sono catalogate in ordine alfabetico nelle prime pagine e vengono successivamente passate in rassegna nel corso del libro.
Ecco che tra gli svariati mestieri descritti si ritrovano anche i "giocatori".

Se fosse un quadro...

Più affascinante, forse proprio perchè più difficoltosa, è stata invece la ricerca di un quadro che potesse identificare l'essenza dello sport. Premetto di non essere un'esperta d'arte, anzi, a dirla tutta ho veramente delle grandi lacune, quindi inizialmente ho provato ad immaginare quale quadro famoso potesse fare al caso mio. Tuttavia non riuscivo a trovare niente che mi soddisfacesse, che mi colpisse a prima vista e mi portasse ad associare autonomamente (senza rendermene conto) il quadro all'energia, alla fatica, alla bellezza del gioco, all'idea di attività fisica o a qualunque altro elemento proprio del tema analizzato
Proprio quando mi ero ormai convinta di essere in alto mare mi è venuta un'illuminazione: l'elemento essenziale che dovevo ricercare era il movimento, la dinamicità. E' infatti questa la caratteristica, a mio avviso, principale del mio tema, infatti penso che ognuno di noi veda lo sport a modo suo ma di certo lo consideri come energia, movimento, dinamicità o procedendo nella direzione opposta come tutto ciò che si oppone alla staticità. Ecco quindi che facendo una breve ricerca dei quadri più famosi e importanti prodotti dal movimento futurista (che proprio per sua definizione esalta il movimento e l'azione) sono finalmente giunta alla conclusione di questo mio esercizio. Posso quindi ora completare il titolo del post:



Se fosse un quadro sarebbe...

  







VAI ALL'INTRODUZIONE

sabato 20 aprile 2013

Se fosse un film...

Come ho fatto prima per la canzone provo ora a cimentarmi in un esercizio simile: ovvero chiedermi quale film possa rappresentare il mio tema. A differenza di quanto mi era accaduto nel caso precedente, qui non sono molte le idee che mi vengono in mente quindi preferisco dare una sbirciatina a quali sono i consigli che si trovano in rete ma, proprio mentre scopro che in realtà sono moltissime le pellicole riguardanti lo sport, mi viene l'ispirazione tanto attesa. Affiora, infatti, il ricordo di una serata di un paio di anni fa, passata al cinema a guardare una proiezione di cui, prima di allora, non avevo mai sentito parlare e che invece, una mia amica che se ne era innamorata a prima vista, mi aveva convinto a guardare con il suo entusiasmo.
Devo ammettere che nonostante la diffidenza iniziale, quel film mi ha colpito particolarmente rimanendomi impresso nel profondo. E' questa la ragione per cui ora ho la risposta alla mia domanda.

Se fosse un film sarebbe...


..."Invictus"


Locandina di Invictus


Trailer del film




Se fosse una canzone...

Tutto il mio viaggio era partito da una domanda fondamentale, vale a dire "cos'è lo sport?".
Ebbene non sono ancora riuscita a trovare una risposta però penso che immaginare di identificare lo sport con una canzone, un film o ancora meglio con un quadro, potrebbe farmi avvicinare ad una soluzione.
Apparentemente sembra un'operazione facile, quasi banale e inutile, in realtà, proprio come per l'abecedario o per la mappa concettuale, è veramente complicato trovare una canzone, un film e un quadro. Questo poichè si possono trovare moltissime analogie ma rimane sempre il grande dubbio, passandole in rassegna tutte quante, di come fare a identificare quella che veramente rappresenti l'"anima" dello sport e non si limiti ad evocarlo.
Non riesco bene a spiegare come sia possibile ma più provo a pensare alle mie canzoni preferite (nel caso specifico) più il dubbio prende piede impedendomi di venirne a capo. Per questo trovo che l'unica soluzione sia liberare la mente, fare un bel respiro, chiudere gli occhi e d'istinto completare la seguente frase:

Se fosse una canzone sarebbe...


dei  Queen (dall'album "News of the world" del 1977)





TESTO ( vedi TRADUZIONE)

I've paid my dues
Time after time
I've done my sentence
But committed no crime
And bad mistakes
I've made a few
I've had my share of sand
Kicked in my face
But I've come through

And we mean to go on and on and on and on

We are the champions - my friends
And we'll keep on fighting
Till the end
We are the champions
We are the champions
No time for losers
'Cause we are the champions of the World

I've taken my bows
And my curtain calls
You brought me fame and fortune
And everything that goes with it
I thank you all
But it's been no bed of roses
No pleasure cruise
I consider it a challenge before
The whole human race
And I ain't gonna lose

And we mean to go on and on and on and on

We are the champions - my friends
And we'll keep on fighting
Till the end
We are the champions
We are the champions
No time for losers
'Cause we are the champions of the World

We are the champions - my friends
And we'll keep on fighting
Till the end
We are the champions
We are the champions
No time for losers
'Cause we are the champions

martedì 16 aprile 2013

Il padiglione

Quando si pratica un'attività sportiva sono di fondamentale importanza gli strumenti utilizzati dal giocatore: quali ad esempio gli indumenti (che al giorno d'oggi, nella maggior parte dei casi, sono veri e propri gioielli tecnologici), e gli accessori specifici dello sport praticato (sarebbe a dire la racchetta per i tennisti, le ginocchiere per i pallavolisti, i parastinchi per i calciatori, gli sci per gli sciatori e così via) ma soprattutto le strutture entro le quali tale attività ha luogo.

Nel corso del tempo i vari palazzetti, stadi, piscine, piste da sci, campi da tennis ecc si sono evoluti nella loro struttura complessiva ma anche nelle singole parti costitutive, e proprio in questo aspetto si può trovare una relazione stretta tra la tecnologia e lo sport.

In Infinite Jest questo rapporto emerge chiaramente dalla descrizione della struttura che permette ai giocatori di allenarsi anche durante il periodo invernale, quando le condizioni metereologiche rendono sconsigliabile l'utilizzo dei campi all'esterno, privi di alcuna copertura.
Ecco come l'autore descrive il cosiddetto "Padiglione":


"Il padiglione è aperto su tutti i lati e, vanto della Stokely Van Camp Corp., è qualcosa di più di una grande tenda con una copertura di cartonfeltro verde sopra un pezzo di erba vera e la struttura di un patio di ferro bianco con la rete di plastica; viene usato soprettutto per gli spettatori civili durante le partite di esibizione sui Campi Orientali 7,8,9; qualche volta quelli dell'Eta si raggruppano lì sotto durante gli intervalli degli allenamenti nei giorni caldi d'estate. La tenda viene tirata giù quando d'inverno si va nel Polmone."


David Foster WALLACE, Infinite Jest, Torino : Giulio Einaudi editore, 2006

Lo sport aiuta a "costruire"

Lo sport fa parte di noi, del nostro vivere quotidiano e talvolta può anche essere correlato a innovazioni tecnologiche, o meglio, può talvolta esserne fonte di ispirazione. 
E' quello che accade a Villard de Honnecourt, carpentiere del XIII secolo che scrive "un taccuino di appunti e disegni relativi all'arte di costruire cattedrali, risalente al XIII secolo e conservato a lungo presso la biblioteca dell'abbazia di <<Sancti Germani a Pratis>>". Esso è "il primo esempio di trattato di ingegneria", poichè si pone come obiettivo "fissare sulla carta, perchè altri possano utilmente farne uso, tecniche, macchine e suggerimenti sul modo di operare nella costruzione delle grandi cattedrali, di cui Villard fu maestro" ( Vittorio MARCHIS, Storia delle macchine, Roma Bari : Laterza, 2009 )
Villard nell'introduzione, se così possiamo definirla, della sua opera oltre a presentarsi spiega quali sono le due arti fondamentali da padroneggiare per potersi dedicare alle costruzioni ovvero la geometria e il disegno.
Successivamente riporta una serie di disegni che rappresentano non solo edifici e strumenti di costruzione ma anche figure umane e animali che talvolta vengono proprio rappresentati attraverso figure geometriche o gli stessi elementi strutturali di un edificio. 
Fatta questa breve introduzione si può ritornare alla questione ideale, ovvero capire come lo sport possa fungere da direttiva per un progetto di costruzioni. Ebbene nell'Album di Villard compare questo disegno:


Esso rappresenta uomini che si dedicano alla lotta greco romana. Ciò che conta è che, questa particolare mossa, produce una situazione di stallo, in quanto le forze esercitate dai due lottatori si bilanciano e quindi nessuno dei due riesce a destabilizzare l'altro.
Ebbene questa particolare posizione viene osservata da Villard il quale la applica all'architettura, in quanto viene utilizzata per la costruzione di alcune particolari centine dei tetti.

martedì 9 aprile 2013

Let the show begin

Ognuno di noi, penso, posto di fronte all'analisi del concetto di sport ne individua in primis la componente del divertimento, dell'attività ricreativa, in una parola, del Gioco.
Per rendersene conto basta pensare che nel parlato comune si utilizza proprio la terminologia "giocare a pallavolo" o ancora "il gioco del calcio", solo per fare degli esempi.
Fin da bambini, inoltre, siamo portati a scorrazzare per casa e, per chi e più fortunato, per un bel giardino senza uno scopo particolare ma semplicemente perchè quest'attività così semplice, banale, naturale ci dà gioia e piacere. In qualche modo particolare ci coinvolge, rendendoci contemporaneamente liberi dai pensieri che normalmente ci affollano la mente e, ci turbano.
Rappresenta anche, quindi, un modo per  estraniarsi dalla realtà circostante, sostituita per contro da una sensazione di benessere interiore che, almeno per quanto mi riguarda, rimane fuori da ogni connotazione spazio-temporale.
Ecco perchè il Gioco rappresenta una componente fondamentale e contemporaneamente inscindibile dalla nozione di sport.
Tuttavia, penso che questo concetto finora trattato non sia di per sè esaustivo, per questo nella mia mappa concettuale compare al suo posto "Svago".
Quest'ultimo infatti racchiude in sè non solo la componente del divertimento ma anche quella dell'intrattenimento e dello spettacolo. 
A ben pensarci, infatti, lo sport coinvolge contemporaneamente e chi lo pratica e chi ne è spettatore seppure le emozioni provate siano diverse. Se la mia argomentazione non vi convince provate a pensare ai vari stadi e palazzetti dello sport sempre affollati, alla quantità di telespettatori che richiede i pacchetti sportivi della televisione a pagamento, all'impatto di eventi sportivi come Wimbledon, i mondiali di calcio e molti altri ancora, per non parlare poi delle olimpiadi. 
Nella narrazione questo fatto non sfugge all'autore che designa il circuito tennistico di alto livello con il termine "Show". 
Vi sono inoltre alcuni passaggi significativi che voglio riportare.



"Poi obbligatoriamente gli studi di intrattenimento devono durare sei semestri, perchè gli studenti che sperano di prepararsi per una carriera come professionisti sono anche destinati a essere intrattenitori, per quanto di un genere profondo e particolare;"



"[...] Il momento peggiore è quello in cui stanno per saltare dal punto più alto dello stadio. Le mani di quelli delle file più in alto che si protendono e cercano di afferrarli. La gente che ride. Le telecamere dell'InterLace che fanno panoramiche e zoomate; [...] Quando sono molto in alto sopra il campo le voci si fondono e confondono nell'ossido di carbonio della corrente ascensionale. [...] Un paio di becchi e un artiglio si staccano da qualcuno e precipitano a mulinello verso il verde. [...] L'altoparlante dello stadio è un gargarismo metallico. Non si sente con chiarezza nemmeno in campo. Il vecchio e triste ex quarterback, ormai aggrappato ai soli calci piazzati, si unisce al lento bordeggiare di Orin circa cento metri sopra la linea della quaranta yard. E' una delle simboliche femmine, con il becco smussato e le ali di un rosso meno sgargiante.
[...] e il resto del blaterare si perde nel boato che si alza quando il primo giocatore tocca il suolo e si toglie il costume con le piume rosse. Si deve urlare per farsi sentire. A un certo punto sembra che la folla cominci a incitare il suo stesso fragore, in un intensificarsi che fa pensare a una esplosione imminente."


David Foster WALLACE, Infinite Jest, Torino : Giulio Einaudi editore, 2006



sabato 6 aprile 2013

Tennis

Ogni sportivo, o per meglio dire, ogni appassionato di sport, prova un'attrazione naturale verso ogni forma di disciplina, indipendentemente che si tratti di un gioco singolo o di squadra, che preveda l'uso di uno strumento ausiliario, come una racchetta,oppure che coinvolga tutto lo spirito creativo di cui si dispone per dare vita a vere e proprie forme d'arte (come nella ginnastica artistica o nel nuoto sincronizzato).
E', tuttavia, indubbio che il nostro cuore dispone di spazio limitato e, quindi, in generale, si innamora follemente di una sola di queste attività. 
E' quello che accade anche a David Foster Wallace, promettente tennista oltre che scrittore. Egli, infatti, ambienta il suo romanzo "Infinite Jest" (sebbene non si possa riscontrare una vera e propria ambientazione in senso stretto), nell'ETA (acronimo di Enfield Tennis Academy), un'accademia di tennis che accoglie le giovani promesse di questo sport.
Essa è stata fondata dal padre del "protagonista", o meglio ancora, del personaggio intorno al quale si incentra il romanzo: Hal Incandenza, fornendo via via informazioni diacroniche e sconnesse tra loro che permettono di averne un'idea completa solo dopo averle assimilate tutte quante. Ci si potrebbe quindi aspettare un romanzo monocromatico, quasi fosse un resoconto della crescita di un adolescente e della graduale maturazione del suo talento, in realtà appare più come un grande puzzle appena aperto, con tutti i tasselli sparsi per il tavolo apparentemente sconnessi tra loro e privi di un significato particolare se considerati singolarmente. Ecco che si alternano pagine descrittive dell'infanzia di Hal, ad altre che si focalizzano sulla droga, trattata sia dal punto di vista strettamente medico sia come introspezione di un personaggio che è alla ricerca di sostanze stupefacienti e vive l'attesa secondo per secondo come un'angoscia infinita. 
In tutto questo susseguirsi di vicende, resoconti, interiorizzazioni di personaggi sempre diversi c'è però un filo comune, che permea in modo silenzioso tutta la narrazione: lo sport (che si configura con il tennis). 
Vi sono, infatti, continui riferimenti, alcuni dei quali ho scelto di riportare:


"Tutti i sogni di Orin sembravano aprirsi brevemente con una qualche situazione di tennis competitivo."

"[...] fino a che si vedevano solo le sue scarpe da ginnastica consumate [...]"

"[...] testa a forma di palla da football [...]".


Ciò che emerge è la Passione per lo sport che cattura e coinvolge fin nel profondo dell'anima, che permette alla persona Di Essere proprio nella misura in cui si dedica al gioco, in una fusione completa con il proprio strumento e tutto ciò che lo coinvolge nell'atto pratico.
A tale proposito penso sia significativo questo passaggio:


"Jim una palla da tennis è il corpo estremo. Perfettamente rotonda. Equa distribuzione della massa. Ma è vuota dentro, completamente, un vuoto pneumatico. Suscettibile alla fantasia, all'effetto, alla forza - a seconda che sia usata bene o male. Riflette il tuo carattere. Di per sè non ne ha. Puro potenziale.[...] Adesso guarda la palla. Sollevala. Sentine il peso.[...]E' un corpo. Imparerai a trattarla con considerazione, ragazzo, qualcuno potrebbe dire con una specie d'amore, e lei si aprirà per te, eseguirà i tuoi ordini, starà sempre ai voleri come una dolce amante. La marcia in più dei giocatori davvero grandi, quelli con i corpi in perfetta forma che offuscano tutti gli altri, sta in un rapporto particolare con la palla che viene definito [...] tocco. Tocca la palla.[...]"


Queste parole mi hanno molto colpito, soprattutto l'ultima frase che ho scelto di riportare: "Tocca la palla" che sembra lasciare nel lettore un senso di incompletezza che io sentirei di colmare con "Tocca la palla, tocca la tua anima".


  
Fonte:
David Foster WALLACE, Infinite Jest, Torino : Giulio Einaudi editore, 2006